
I fondatori delle Acli vollero fissare la nascita delle Acli all’11 marzo 1945, in occasione del Primo convegno dell’Italia liberata che vide anche l’investitura formale di Papa Pio XII.
Nel discorso del decennale, nel 1955, Pio XII stesso ricorda che, a seguito di quella prima udienza, “le Acli entrarono in scena, con l’approvazione e la benedizione del Vicario di Cristo”.
Con mezza Italia ancora in guerra, le delegazioni presenti al convegno provengono solo dal centro e dal sud Italia e non sono certo molto numerose. Nella Sala Regia vengono accolti, oltre ai pochi convegnisti, anche 4000 lavoratori romani.
In quella occasione, il Papa fa un lungo discorso, di grande spessore. Definisce per la prima volta le Acli “cellule dell’apostolato cristiano moderno” nel senso che “nel mondo del lavoro dove i nemici di Cristo mettono a profitto tutte le difficoltà e le questioni della vita operaia per guadagnare l’anima del lavoratore cristiano”, esse, “mantengono, coltivano e custodiscono il fondamento religioso e morale della vita”.
Il Papa parla anche dell’unità sindacale: “Si è avuta di recente in Italia la costituzione dell’unità sindacale. Non possiamo se non attendere e augurare che le rinunzie consentite con la loro adesione anche da parte dei cattolici non arrechino danno alla loro causa ma portino il frutto sperato in tutti i lavoratori”.
“La condizione fondamentale – prosegue Pio XII – è che il sindacato si mantenga nei limiti del suo scopo essenziale che è quello di rappresentare e difendere gli interessi dei lavoratori nei contratti di lavoro. Ma esso non deve oltrepassare quei limiti senza cagionare grave pregiudizio a se stesso”.
Il Papa non si ferma qui. Riprende le parole pronunciate da Giuseppe Di Vittorio nella sua relazione al congresso di Napoli della Cgil (“Permettetemi di rendere omaggio ai lavoratori e dirigenti cattolici i quali portando nel nostro movimento sindacale il loro soffio di spiritualità evangelica, questo sentimento profondo di umanità, di rispetto della persona umana, non possono che far bene a tutto il movimento sindacale”) e rilancia: “I dirigenti del nuovo sindacato unico hanno riconosciuto l’altissimo contributo spirituale che i lavoratori cattolici portano all’opera della Confederazione e hanno reso omaggio al “soffio di spiritualità evangelica” che essi infondono nella Confederazione stessa, per il bene di tutto il movimento operaio… Questo significa far prevalere i principi della giustizia, secondo l’ordine stabilito da Dio nel mondo, sulla forza puramente meccanica delle organizzazioni, l’amore e la carità sull’odio di classe… Agli aclisti è affidato un ruolo di impulso, vigilanza, preparazione e perfezionamento nei riguardi del lavoro sindacale”.
Il discorso ha eco favorevole nelle componenti comunista e socialista della Cgil. Il loro giornale, “Il Lavoro”, pubblica un articolo intitolato “Alto riconoscimento del sindacato unitario” in cui Pio XII, definito “papa sindacalista” veniva elogiato per “un’ampiezza di vedute e un desiderio di sostenere la causa dei lavoratori che lo pongono sul piano storico tra i più saldi ed efficaci sostenitori dei diritti dei lavoratori”.
Il giornale cambierà presto idea, allarmandosi pochi mesi dopo a seguito del discorso che il Pontefice terrà alle donne delle Acli nel corso del loro convegno dell’agosto 1945.
Ma ancor più dura sarà la polemica a seguito dell’appassionato discorso che il 29 giugno 1948 Pio XII rivolge alle Acli, riunite con 50.000 iscritti nella Basilica Vaticana ed in Piazza San Pietro.
Dopo aver ricordato i vari campi in cui l’opera delle Acli si svolge e si dovrà svolgere, Pio XII entra direttamente, e chiaramente, sul tema sindacale: “Se le forme presenti di organizzazione sindacale mettessero in pericolo il vero scopo del movimento dei lavoratori, allora le Acli non verrebbero certamente meno a quel dovere di vigilanza e di azione, che la gravità del caso richiedesse”.
La risposta è affidata, stavolta, a L’Unità del 1 luglio con un duro attacco di Pietro Ingrao alle Acli ed a Pio XII: “Questo capo delle Acli, questo neo-sindacalista, il quale siede in cotanto luogo, evidentemente è informato assai male”.
La voce del Papa, quando non è diretta, è comunque autorevolmente espressa da Giovan Battista Montini, Sostituto della Segreteria di Stato di Sua Santità, futuro Paolo VI, il cui contributo è fondamentale nella nascita delle “libere associazioni”.
Gli incontri delle Acli con il Papa sono piuttosto frequenti e sempre illuminanti. Oltre all’incessante apporto economico, Pio XII sostiene la diffusione delle associazioni e incoraggia all’adesione.
Il 26 aprile 1945 il Presidente nazionale delle Acli Ferdinando Storchi invia a mons. Montini un promemoria contenente anche esplicite richieste di sussidio economico per la produzione di materiali di propaganda, per i trasporti e le missioni. Storchi si appresta ad effettuare un lungo viaggio nel nord liberato.
Montini ottiene per il presidente delle Acli una udienza privata con Pio XII che si mostra generoso ed affabile. Il Papa condivide gli orientamenti che Storchi gli illustra sull’azione delle Acli e concede tutto quello che viene richiesto: aiuti finanziari per l’avvio dell’attività del Patronato appena costituito, un’automobile ed il carburante necessario per tutte le visite territoriali, una lettera di accompagnamento per i vescovi del nord e, non ultimo, l’impegno a destinare alla sede delle Acli il convento annesso alla chiesa di S. Andrea della Valle.
Il 29 settembre 1946 il Papa incontra a Castel Gandolfo i partecipanti al primo Congresso nazionale appena concluso.
Pio XII nel suo discorso benedice le Acli e le chiama a una triplice promessa di fedeltà: uno schema che dopo pochi anni, verrà reinterpretato dal presidente Dino Penazzato.
Il Papa parla di fedeltà a Dio, perché “voi potete e dovete essere il lievito, che penetri nelle masse lavoratrici per trasformarle secondo il pensiero e le virtù cristiane”; fedeltà alla Chiesa che “non inganna e non delude l’aspettazione del popolo… Essa ha proclamato e diffuso il suo messaggio sociale, non per conseguire effimeri vantaggi, ma in adempimento del precetto di Cristo, con sguardo lungimirante, nell’interesse di tutti i popoli”; fedeltà alla Patria che “ha bisogno della cooperazione di quanti sono buoni, onesti, volenterosi, e capaci, anche se vengono da campi politici diversi”.
Papa Pio XII presta anche il suo volto per la Giornata dell’assistenza sociale con cui vengono raccolti fondi per l’attività del Patronato Acli.
In occasione della crisi successiva alla rottura dell’unità sindacale, con forti pressioni dall’esterno perché l’esperienza delle Acli si considerasse conclusa, è proprio il Pontefice a ribadire l’indiscutibile opportunità della permanenza e della missione delle Acli superando così quella che viene definita “la prima crisi delle Acli”.
E’ con animo grato che il 22 dicembre 1949, a Roma, la Presidenza Centrale delle Acli si reca da Pio XII. Le Acli donano al Santo Padre gli strumenti per l’apertura della Porta Santa (24 dicembre) in occasione del Giubileo del 1950: un martello ed una cazzuola opera dello scultore Aurelio Mistruzzi.
Il dono è accompagnato dai volumi che raccolgono le firme dei lavoratori che hanno contribuito con l’offerta di 10 lire ciascuno.
I discorsi rivolti da Papa Pio XII alle Acli vengono raccolti in libri, pubblicazioni ed addirittura dischi della prestigiosa Rca.
Il più famoso resta sicuramente quello rivolto ai duecentomila aclisti che affollano Piazza San Pietro in occasione delle storica manifestazione per il decennale, il primo maggio 1955.
La medaglia ufficiale commemorativa del XVIII anno di papato di Pio XII è proprio dedicata all’omaggio dei lavoratori cristiani al pontefice del 1 maggio 1955. In particolare è raffigurato il dono della campana delle Acli di Campobasso.