Fin dalla loro fondazione i Circoli Acli, nel clima sofferente del primo dopoguerra, mettono in campo un gran numero di iniziative nel campo dello sport, del turismo e dello spettacolo.
Al III congresso nazionale del 1950 Il presidente Ferdinando Storchi può presentare un bilancio con ben 809 compagnie teatrali, 32 bande musicali, 50.000 bambini ospitati in colonia, 170 viaggi turistici nell’ultimo biennio, una diffusa attività sportiva.
Il settore sportivo trova da subito collocazione nell’ambito della “ricreazione sociale“: “Il lavoratore – si legge in un opuscolo del 1945 – dopo una giornata o una settimana di lavoro rude, spesso sacrificato, ha diritto a qualche ora di svago sano, che gli ritempri le forze del corpo e gli rassereni lo spirito”.
Viene dunque creato, in sede centrale, il Centro sportivo Acli, aderente al Csi, ed è un fiorire di iniziative, in primo luogo nelle discipline raccomandate: ciclismo, marcia, gare atletiche con “corsa di velocità, salto in lungo con rincorsa e getto di una pietra di kg 5”, calcio, pallacanestro, alpinismo, nuoto, “boccie” e tamburello.
Le Acli sono così attive nella pratica sportiva che meritano, nel 1951, la lunga citazione degli “inseguitori” nel noto film di Alberto Sordi “Mamma mia che impressione”.
Negli anni a seguire l’attività sportiva si svilupperà all’interno dell’Enars, Ente nazionale Acli per la ricreazione sociale fino a quando, nel 1963, non verrà costituita l’Unione sportiva Acli.
In attesa di un pieno dispiegamento di tutte le attività possibili, l’arte per le Acli si esplica sostanzialmente in quattro filoni: filodrammatica, musica, canto e cinematografo.
Le Acli mostrano nei numeri anche una notevole attività nel settore turistico, dove province e circoli hanno da subito preso ad organizzare iniziative che vanno dalla semplice gita di un giorno ai lunghi soggiorni estivi.
Nel primo materiale prodotto, la sede nazionale indica le mete da preferirsi: “non molto lontane dal centro provinciale, in maniera che la spesa sia ristretta in limiti facilmente accessibili anche ai meno abbienti: il gran turismo non è per le Acli”.
Un notevole impulso hanno i soggiorni estivi montani e le colonie marine per i figli di lavoratori: le “Case Acli” si diffondono a macchia d’olio in tutto il nord Italia e nelle località balneari.
Il Cta, Centro turistico Acli, nascerà formalmente solo negli anni ’60.