Borgata Acli è una zona di Palata Pepoli, frazione di Crevalcore, in provincia di Bologna. Si tratta di 10 costruzioni bifamiliari messe in fila con davanti la Strada Provinciale 9 e dietro i campi coltivati. Non a caso.
Quelle case vennero costruite dalla “Società cooperativa agricola tra i soci delle associazioni cristiane lavoratori italiani ACLI di Palata Pepoli frazione del comune di Crevalcore” nei primi anni ‘50 per dare alloggio ai soci che avrebbero coltivato le terre.
La Cooperativa è presente nell’elenco delle coop in provincia di Bologna del dopoguerra. E’ in buona compagnia: tra il 1947 e i primi anni ’60, secondo la “Banca dati delle cooperative di Bologna e provincia” a cura di Anna Gurioli e Elena Romagnoli, sono ben 137 le cooperative costituite dalle Acli in quella zona. Si tratta in maggioranza di società con finalità agricole, ma ci sono tante coop di consumo ed edilizie, fino a cooperative per la produzione di generi di vestiario e arredamento.
Nel solo comune di Crevalcore, oggi meno di 14mila abitanti, se ne costituiscono addirittura tre: due agricole e una di consumo.
Non mancano i Consorzi, come il “Consorzio interprovinciale cooperative di lavoro femminile delle associazioni cristiane lavoratori italiani ACLI” o il “Consorzio interprovinciale cooperative agricole delle associazioni cristiane lavoratori italiani, ACLI”.
La “Società cooperativa agricola tra i soci delle associazioni cristiane lavoratori italiani ACLI di Palata Pepoli” viene costituita il 2 agosto del 1950 con 13 soci fondatori. Primo presidente è “Vecchi Alessandro fu Achille”, di professione operaio. Accanto a lui i consiglieri Franco Nannetti, Arrigo Sitta, Albano Malaguti e Romeo Vecchi.
La sede è fissata al numero 29 di via del Canaletto a Palata Pepoli. Viene iscritta all’apposito registro ministeriale come “cooperativa agricola e attività varie (mutua assistenza, servizi ai soci)”.
Accanto ai soci fondatori se ne aggiungono altri 50 e la cooperativa, considerando i familiari, coinvolge alla fine oltre 230 persone.
Come ricostruiscono Daniele e Giovanni Gallerani nel volume “Palata nella storia”, il 18 aprile 1956 la cooperativa acquista 111 ettari di terreno dell’azienda Torlonia e altri 116 ettari si aggiungono poco dopo. Negli anni successivi verrà acquistata anche buona parte dei terreni della tenuta Palazzina dei conti Orsi Mangelli.
Per la sistemazione del primo appezzamento, delle abitazioni già presenti e dei magazzini la Cooperativa Acli spende ben 60 milioni di lire del tempo, circa 900mila euro di oggi.
La cooperativa, inoltre, alla fine degli anni ’50 costruisce nel centro del paese una “Casa del lavoratore cristiano” per i soci delle Acli, con gli uffici della società, una sala riunioni, una sala biliardo e una per la televisione, un grande bar.
La struttura viene inaugurata nel 1959 dall’arcivescovo di Bologna cardinale Giacomo Lercaro.
Oggi l’edificio esiste ancora e ospita una banca e un bar. Purtroppo la scritta originale ed il simbolo delle Acli sono stati cancellati.
Esistono ancora, come detto in apertura, anche le 10 case bifamiliari costruite dalla Cooperativa Acli alle porte del paese, sull’attuale via Provanone, a fine anni Cinquanta. La Borgata Acli di Palata Pepoli è ancora una testimonianza evidente dello storico impegno dell’associazione in favore dei lavoratori.
A poca distanza dalla Borgata Acli, nelle campagne di Palata Pepoli, nei pressi della strada che porta al ponte di Guazzaloca, è tutt’ora presente anche una stele con la Madonna della Valle, eretta dai “cooperatori delle Acli” nel 1954. Sotto la statua della Madonna col Bambino campeggia la scritta “Mater boni consilii ora pro nobis” con un grande simbolo delle Acli nell’antica versione con la spiga di grano.
Il monumento di Palata Pepoli ricorda quello eretto ad una ventina di chilometri di distanza, al numero 4712 di via Asia, frazione rurale di San Pietro in Casale.
Qui la stele riporta diverse scritte sui lati: “Alla tua protezione le Acli affidano il loro capitale“, “Vergine Santa proteggi i cooperatori benedici le messe”, “Maria Santa Madre di Dio benedici quanti in te confidano”.
La Madonnina, come l’altra in aperta campagna, nell’aia antistante la casa colonica del fondo agricolo, fu voluta dalla “Società cooperativa agricola tra i soci delle associazioni cristiane lavoratori italiani, ACLI di San Pietro in Casale” costituita il 10 aprile 1949.
La storia delle cooperative agricole in provincia di Bologna non può non fare riferimento a Giuseppe Fanin, Segretario provinciale bolognese di Acli Terra, straordinariamente attivo non solo nella sua San Giovanni in Persiceto ma in tutta la provincia.
La rottura dell’unità sindacale dell’agosto 1948 e la successiva costituzione di un nuovo organismo denominato Libera confederazione generale italiana del lavoro, Lcgil, (che dal 1950 diventerà Cisl), porta il clima di scontro politico-sindacale a vette mai viste.
Le Acli, che nella rottura del sindacato unitario hanno un ruolo di primo piano, sono al centro degli attacchi della componente comunista.
La sera del 4 novembre 1948 Giuseppe Fanin viene aggredito da tre persone mentre rientra a casa in bicicletta recitando il Rosario, ed è ridotto in fin di vita a colpi di bastone. I soccorsi sono inutili e Fanin muore senza riprendere conoscenza all’1.50 del mattino seguente.
Dopo 20 giorni di indagini, il 24 novembre, il segretario della sezione Pci di San Giovanni in Persiceto, Gino Bonfiglioli, si costituisce nella locale caserma dei Carabinieri, confessando di essere il mandante dell’omicidio e comunicando i nominativi dei tre esecutori, tutti militanti del Pci.
Fanin, che stava creando una forte adesione attorno al sindacato cattolico in un’area di tradizionale componente comunista, era venuto più volte a scontrarsi con esponenti di altri sindacati a causa di una differente visione delle proposte contrattuali per quel settore.
A Fanin furono dedicati al tempo numerosi Circoli Acli e alcuni sopravvivono ancora oggi.
Per le ricerche desidero ringraziare Riccardo Ferioli e Marinella Marino, Erika Monti della Segreteria del Sindaco del Comune di San Pietro in Casale, la Segreteria della Partecipanza agraria di Pieve di Cento, Sara Deriu e Giulia Forapani del Servizio Biblioteca e Archivio storico del Comune di Crevalcore, gli iscritti del gruppo Facebook “Sei di Crevalcore se…”.