La storia delle Acli e delle collaboratrici familiari, le colf, ha radici antiche.
Le Acli nel 1946 danno vita ai Gruppi Acli Domestiche (Gad) proponendosi di sanare le ingiustizie subite dalla categoria e di tutelare le moltissime donne che svolgono un lavoro extra-domestico.
L’impegno delle dirigenti acliste è costante: ci si ritrova la domenica presso la parrocchia, ove si svolgono numerose attività ricreative, religiose e varie iniziative di formazione sociale e professionale, con l’obiettivo di promuovere un’opera di educazione e di elevazione religiosa, morale, culturale e sociale.
Il primo importante convegno-pellegrinaggio delle domestiche delle Acli si tiene a Roma nei giorni 13 e 14 maggio 1950, in modo tale da permettere la partecipazione alla Festa delle Acli del 15 maggio, anniversario della Rerum Novarum.
Nel 1951, le domestiche rappresentano il 7,4% delle donne attive, una percentuale non irrilevante che però resta ai margini della tutela. Solo nel 1950 esse si vedono riconosciuto l’assegno di maternità, nel 1952 l’assicurazione malattia, nel 1953 la tredicesima.
Nel clima dell’epoca molti protestano: “Le sembra giusto che le cameriere debbano ottenere la libera uscita tutte le domeniche, oltre che tutte le feste infrasettimanali?” scrive un infuriato lettore al direttore di “Epoca” Enzo Biagi prendendosela anche con le Acli.
Le domestiche acliste hanno una loro pubblicazione, “La casa e la vita”, con cui si mantiene alto il livello di attenzione sui loro diritti, a partire da quelli fondamentali: un tema ricorrente è quello della decenza degli alloggi per le domestiche che risiedono nelle case dei datori di lavoro.
Il 1 e 2 giugno del 1952 si radunano a Roma le lavoratrici domestiche acliste per il primo Congresso nazionale. Segretaria centrale della categoria viene eletta la “dottoressa” Clara Storchi. Il Papa concede alle delegate una apposita udienza.
Pochi sanno che il termine “colf” (collaboratrici familiari) è stato coniato proprio dalle Acli.
Ancora nei primi anni ’60, nelle famiglie si utilizza il termine “donna di servizio” se non addirittura “serva”. Le Acli alla fine della guerra avevano lanciato il termine “lavoratrice della casa” e il nome era entrato nell’uso ma da più parti si sottolinea ora il peso del rapporto con le persone della famiglia piuttosto che con le cose.
In occasione del V congresso nazionale dei Gad, tenutosi a Genova nell’aprile del 1964 sul tema “La nuova figura sociale e professionale della lavoratrice della casa”, si decide per il cambio del nome.
L’intuizione arriva dall’assistente padre Erminio Crippa, che, in vista dell’appuntamento, promuove una consultazione tra le iscritte ai Gruppi Acli Domestiche.
L’inchiesta condotta tra le lavoratrici sembra indicare come preferito il nuovo titolo di “assistenti familiari” ma il congresso alla fine opta per “collaboratrice familiare“. Nascono così le Acli Colf.
Per entrare nel linguaggio comune, il termine “colf” impiega più di dieci anni anche se le “domestiche” delle Acli erano state più ottimiste. Scrivono al termine del congresso di Genova: “Ora abbiamo tutti un impegno: lanciare il nome nuovo, usarlo, farlo usare; scriverlo nei nostri documenti, nelle comunicazioni ufficiali, nelle nostre carte di identità. Se saremo concordi, questo nome entrerà nell’opinione pubblica, nell’uso comune; tra pochi anni sarà accettato da tutti”.