
La devozione popolare delle Acli non ha mai abbandonato nella preghiera due figure di riferimento: San Giuseppe Artigiano e Cristo Lavoratore.
San Giuseppe fu da subito indicato come patrono delle Acli. A lui sono dedicate le prime preghiere dell’associazione, nella sua ricorrenza furono collocati avvenimenti importanti dei primi anni e precisamente a San Giuseppe Artigiano fu intitolata la festa del Primo Maggio cristiano che Pio XII “regalò” alle Acli per la grandiosa occasione del loro decennale.
Le preghiere a San Giuseppe fioriscono in tutta Italia insieme ai santini devozionali e fa la sua comparsa anche la prima preghiera “ufficiale” predisposta dalla sede nazionale con approvazione ecclesiastica: “Glorioso San Giuseppe, che, pur essendo il Padre nutrizio di Gesù e lo Sposo della Madre di Dio, esercitasti la pesante professione di falegname, nell’oscura bottega di Nazaret, insegnaci ad accettare serenamente dalle mani di Dio la nostra dura condizione di lavoratori. Noi ti onoriamo come esemplare perfetto di tutte le virtù, e come protettore pietoso di tutti coloro che guadagnano il pane col sudore della loro fronte. Ottieni a noi la grazia di imitare i tuoi mirabili esempi di umiltà, di sacrificio, di fiducioso abbandono al volere di Dio, nostro Padre amoroso e provvido. Fa che anche noi, come te possiamo elevare e santificare il nostro quotidiano lavoro, offrendolo a Dio come un atto incessante di amore, di espiazione e di santificazione. Fa che nell’odierna società, lacerata da lotte di classe, trionfino i principi di carità, giustizia e di pace, insegnati da Colui, che ti fu discepolo nella bottega di Nazaret. Illumina i nostri compagni di lavoro, che si sono allontanati da Cristo nella speranza fallace di trovare altrove un migliore avvenire; e fa che essi, ritornando sui loro passi, ritrovino nella fede e nella pratica cristiana l’unica garanzia di ogni vero bene, per la terra e per il cielo. Così sia”.
Ma già nei primi anni Cinquanta si fa largo una devozione “rivoluzionaria” a Cristo Lavoratore (anche qualificato come Cristo Divino Lavoratore o addirittura Cristo Divino Operaio). Ad alimentarla e supportarla è in particolare mons. Luigi Civardi, il primo assistente ecclesiastico centrale delle Acli.
Il libretto “Le preghiere del lavoratore” pubblicato dalla sede centrale nel 1952 si apre proprio con una immagine di Cristo Lavoratore e con una preghiera a lui dedicata: “Gesù, che pur essendo il padrone dell’Universo, hai voluto assoggettarti alla legge del lavoro, guadagnandoti il pane col sudore della tua fronte, noi ti riconosciamo e ti proclamiamo nostro Modello e Redentore del lavoro. Benedici, o divino Operaio di Nazaret, la nostra quotidiana fatica, che ti offriamo come sacrificio di espiazione e di propiziazione. Benedici il sudore della nostra fronte, affinchè ci procuri un pane sufficiente per noi e per le nostre famiglie. Benedici ogni sforzo diretto a realizzare un nuovo e migliore ordine sociale, portatore di un maggiore benessere materiale e spirituale. E concedi che sul mondo del lavoro, travagliato da lotte incessanti, risplenda sempre il sole della tua religione, condizione e garanzia di una solida pace sociale, fondata sulla giustizia e sulla libertà”.
E’ di metà degli anni cinquanta la canzone di Gioventù Aclista (cantata anche da altre organizzazioni come la Gioc o la Gioventù italiana di Azione Cattolica) dedicata a Cristo nel mondo del lavoro: “O Gesù! Se un giorno Tu ritorni / vieni a nascere nell’officina; / sopra un maglio, la culla divina / ti riscalda il calore dei forni”.
Le due figure restano affiancate in tutto il primo decennio della storia delle Acli e, in verità, nemmeno l’assegnazione del Primo Maggio a San Giuseppe fa venire meno il culto di Cristo Lavoratore.