
Gli studenti dell’istruzione e della formazione professionale rischiano di essere discriminati a causa dei provvedimenti ministeriali sull’anno scolastico: lo denuncia Enaip Veneto in una lettera inviata a 4.200 famiglie che hanno figli impegnati in corsi dell’ente di formazione delle Acli.
La comunicazione, sottoscritta oltre che dall’amministratore delegato di Enaip Veneto Giorgio Sbrissa anche dall’assessore regionale alla formazione Elena Donazzan, mette in risalto il problema della conclusione dell’anno per chi frequenta la formazione professionale rispetto agli studenti della scuola pubblica.
“A seguito del Dpcm del 1 marzo 2020 del Governo Italiano – spiega Enaip Veneto – si è generata una grande discriminazione. Per gli studenti della scuola statale sarà comunque ritenuto valido l’anno scolastico per tutti coloro che, a seguito delle misure di contenimento del corona virus, non potranno raggiungere il minimo dei 200 giorni di lezione”.
“Non accade così – prosegue l’ente di formazione delle Acli – per i 150.000 studenti delle scuole della formazione professionale che pure forniscono lo stesso servizio garantendo l’assolvimento del diritto-dovere all’istruzione e formazione. Ad oggi questi studenti sono tenuti comunque ad una frequenza non inferiore al 75% delle ore, sia per quanto attiene i percorsi di assolvimento dell’obbligo scolastico, di specializzazione e di diploma professionale”.
Senza un provvedimento che equipari scuola pubblica e corsi Iefp anche nell’emergenza, ci si troverebbe insomma davanti ad una intollerabile ed irregolare discriminazione.
Non solo: verrebbero così vanificati tutti gli sforzi che Enaip Veneto ha messo da subito in campo per continuare le attività didattiche a distanza.
“Dal 3 marzo – spiegano i responsabili dell’ente – abbiamo attivato la formazione a distanza per tutti i 4.200 studenti di tutte le 18 sedi Enaip del Veneto. Eroghiamo ogni mese oltre 20.000 ore di formazione a distanza. Stiamo distribuendo agli studenti, grazie all’intervento economico della Regione del Veneto, circa 300 tablet e sim dati perché l’accesso alla tecnologia non deve rappresentare un fattore di discriminazione”.