
Il progetto Rebus delle Acli di Verona sulle eccedenze alimentari è stato inserito tra le buone prassi presentate nel Rapporto “I territori e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile” elaborato dall’Asvis, l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile.
Il Rapporto, che rappresenta uno strumento innovativo per misurare come le diverse aree del Paese si stiano muovendo in una direzione orientata alla sostenibilità economica, sociale e ambientale secondo le strategie e gli obiettivi dell’Agenda 2030, presenta per la prima volta un’analisi interamente dedicata ai territori.
Il progetto Rebus, Recupero eccedenze beni utilizzabili solidalmente, delle Acli di Verona figura tra le 44 esperienze selezionate come un modello virtuoso di contrasto allo spreco, alimentare e non, cresciuto anche grazie alla creazione di una solida rete di alleanze tra aziende, istituzioni e terzo settore.
Attraverso una gestione integrata e solidale delle eccedenze, il progetto Rebus recupera i beni invenduti da destinare a persone in condizioni di fragilità socio-economica per tramite delle associazioni caritative messe in rete.
Oggi 45 enti caritativi e 50 aziende coinvolte permettono di “salvare dal cestino” oltre 1 milione di kg di cibo e 5.000 confezioni di prodotti farmaceutici. Tra i donatori grandi aziende, piccoli esercenti, farmacie, ma anche aziende municipalizzate del Comune di Verona come, ad esempio, Veronamercato spa.
L’inserimento del progetto Rebus tra le iniziative selezionate da Asvis è per le Acli di Verona un risultato prestigioso.
“Essere segnalati in un Rapporto così importante – spiega il presidente provinciale delle Acli di Verona Italo Sandrini – è per noi un grande traguardo. Da anni siamo infatti impegnati per promuovere l’importanza di agire secondo le logiche dello sviluppo sostenibile e dell’ecologia integrale. Rebus è l’esempio di come concretamente, grazie all’impegno e alla corresponsabilità di tutti gli attori della società, sia possibile realizzare un cambiamento di approccio nei territori che agisca su tutte le diverse dimensioni della sostenibilità”.