
Le Acli di Bologna hanno lanciato una petizione per chiedere al Governo la deducibilità delle spese sostenute dalle famiglie per colf, badanti e baby sitter.
La petizione, inserita sulla piattaforma change.org, chiede di concedere la detraibilità al 19% di tutto l’importo speso nell’assistenza alla persona.
Ad oggi è concessa solo la deducibilità dei contributi Inps e la detraibilità al 19% dell’importo massimo di 2.100 euro, per chi ha un reddito inferiore ai 40.000 euro. Le Acli di Bologna propongono, invece, che lo stipendio di colf, badanti e baby sitter sia equiparato alle spese mediche, per aiutare le famiglie e, nel contempo, contrastare il lavoro nero.
“Una badante convivente full time – ha spiegato il presidente del Patronato Acli di Bologna Filippo Diaco – costa oggi alla famiglia 1.579,26 euro al mese, contro i 1.488,41 del 2022. È una cifra più alta delle pensioni medie dei bolognesi”.
“Al Patronato – ha proseguito Diaco – vediamo famiglie che si indebitano o vendono la casa per sostenere queste spese. L’aumento salariale, si intende, è sacrosanto ma non può gravare solo sulle famiglie che hanno bisogno di assistenza”.
La presentazione della petizione in aiuto alle famiglie è stata anche occasione per presentare i dati del Servizio lavoratori domestici delle Acli di Bologna.
Su 3.000 contratti, circa 2.700 sono di lavoratrici, per lo più dell’Est Europa e Filippine. Le italiane sono il 9,5%, soprattutto colf ad ore e baby sitter. E se l’età media degli assistiti è di 77 anni, quella delle badanti è di 52.
“Sono donne che non hanno altri redditi – ha spiegato la presidente provinciale delle Acli Chiara Pazzaglia – non riescono ad ottenere la pensione e, spesso, non hanno un alloggio, se non la casa dell’assistito: per loro il rischio povertà è altissimo”.
“Bisognerebbe trovare il modo – ha detto Pazzaglia – di valorizzare questa professionalità con un albo apposito, basandosi non solo sul passaparola, ma anche su una certificazione delle competenze”.