Grande partecipazione al Circolo Acli “Taverna Paradiso” di Prata di Principato Ultra, in provincia di Avellino, per la presentazione del libro “Gesù è più forte della camorra” di Don Aniello Manganiello.
L’iniziativa, che ha visto presente l’autore, ha voluto testimoniare come l’unione, la partecipazione e la condivisione possano rappresentare il fronte della ribellione di chi con coraggio e a gran voce dice “no” alla camorra.
Don Aniello, senza inibizione alcuna com’è suo costume, ha raccontato di come la fede possa essere vincente, di come si possa resistere al male con cui si convive, imbracciando le armi dell’amore e dell’altruismo, sposando la causa dei deboli ma giusti, anche, molte volte, a prezzo dell’isolamento e dell’abbandono da parte delle istituzioni e della Chiesa stessa.
Dopo l’intervento del presidente del Circolo Acli Lino Gerardo Freda, hanno preso la parola, portando un significativo contributo, Giovanni Perito della presidenza provinciale delle Acli di Avellino, il vicesindaco di Prata P.U. Massimo Vassallo, il magistrato Maria Cristina Rizzi, l’avvocato Brigida Cesta, la presidente del Comitato lotta per la vita Anna Candelmo, la presidente dell’associazione Calendula Maria Renna.
“Gesù è più forte della camorra” è il diario in prima linea dei sedici anni napoletani di don Aniello, ma è anche un richiamo forte a chi propone parole nobili come legalità, moralità, non violenza, eppure si tiene lontano dalla realtà del quartiere.
Sin dal primo giorno a Scampia, don Aniello presta aiuto ai malati di Aids ed ai tossicodipendenti, conduce battaglie sociali a favore di famiglie troppo frettolosamente etichettate come malavitose, visita le case di camorristi veri e li ascolta, ne ottiene la fiducia e talvolta vede persino compiersi conversioni e ripensamenti radicali.
Con questi metodi, però, diventa un personaggio scomodo: nel quartiere è oggetto di continue minacce, fuori si fa nemici nell’Amministrazione comunale e negli alti ranghi ecclesiastici, a suo giudizio non sufficientemente impegnati dalla parte dei più deboli.
Nel 2010, dopo l’ennesimo scontro, la Congregazione dei padri guanelliani decide di allontanare don Aniello dal “suo” rione, riportandolo a Roma.
Don Manganiello ha fondato l’associazione “Ultimi” con cui prosegue la sua battaglia per la legalità.