
Le Acli provinciali di Cuneo, nell’ambito della discussione riguardo alla proposta di costituire due ambiti gestionali dell’acqua nel territorio, si schierano apertamente a favore della gestione pubblica della risorsa.
Alcuni Comuni, da mesi, contrariamente a quanto espresso dal voto referendario del 2011, stanno parlando di proporre due ambiti distinti, di cui uno gestito da società pubbliche e uno affidato a privati.
Il tutto derivato dalla difficoltà di far coincidere interessi e bisogni contrastanti tra aree geografiche e situazioni socio-economiche diverse.
Le Acli provinciali ricordano che i principi ai quali ci si deve attenere nella delimitazione degli “Ambiti ottimali”, per i quali è sancita l’unicità di gestione dell’acqua, prevedono che non siano inferiori al territorio provinciale.
Questi principi sono stati chiaramente richiamati e confermati dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 173/2017, con la quale è stata rigettata una simile legge della Regione Liguria, per istituire più ambiti nella provincia di Savona.
La divisione in due “parti” della provincia di Cuneo, implicherebbe un pesante dispendio di energie e fondi pubblici regionali e locali, con rilevanti somme, che andrebbero a pesare su tutti i cittadini cuneesi.
“Il referendum del 2011 – ricordano le Acli di Cuneo – attraverso voti democraticamente espressi, ha portato a riconoscere la gestione pubblica come la forma più adatta a garantire la fruizione universale e la preservazione alle generazioni future del servizio idrico integrato nella provincia di Cuneo”.
“Nel rispetto di quella volontà democraticamente espressa dai cittadini cuneesi – prosegue la presa di posizione delle Acli di Cuneo – si chiede che venga mantenuta la gestione pubblica dell’acqua e che non si protragga ulteriormente una discussione che potrebbe rallentare i processi gestionali in corso e mettere a repentaglio impianti e reti che forniscono un bene fondamentale per la vita e l’economia provinciale”.