
Fa ancora discutere il caso di don Fabio Corazzina che, in occasione dell’iniziativa “Per…Corri la Pace” svolta dalle Acli di Brescia in Sicilia, ha celebrato Messa in diretta Facebook indossando un completo da ciclista e una stola arcobaleno.
Il rito, durante una tappa dell’itinerario della pedalata di legalità, giustizia e pace, si è svolto a Mazara del Vallo, con un tavolo come altare posto sotto un albero.
Come è noto, il dibattito si era acceso nei giorni scorsi per la lettera aperta di richiamo del vescovo di Brescia Pierantonio Tremolada.
“L’amore di Dio che nell’Eucaristia – aveva scritto mons. Tremolada in una lettera aperta al parroco di Fiumicello – ci raggiunge nella semplicità dei segni e del rito non ci dà il diritto di agire con disinvoltura o addirittura con trascuratezza e superficialità“.
“Quanto emerge dal video che tu hai diffuso – aveva proseguito il vescovo di Brescia – dimostra invece proprio questo: il contesto, l’abbigliamento, il modo di trattare le sacre specie, la libertà nel formulare le orazioni e la stessa preghiera eucaristica, alcune battute fuori luogo e infelici. Non si può condividere tutto questo”.
Ad intervenire sono ora anche le Acli di Brescia in una lettera al loro presule.
“Le Acli – scrivono – sono profondamente grate a don Fabio Corazzina per la dedizione pastorale, l’accompagnamento spirituale e l’intelligenza sociale che offre alle nostre associazioni, in particolare in occasione dell’iniziativa “Per…Corri la Pace” che con impegno sociale promuoviamo da 12 anni e che don Fabio anima con efficace testimonianza sacerdotale e coinvolgente passione umana”.
Le Acli di Brescia tengono innanzitutto a chiarire il senso dell’iniziativa “Per…Corri la Pace”. “E’ prima di tutto – scrive l’associazione – un itinerario formativo delle coscienze di chi partecipa. È un percorso di vita spirituale, un intreccio di legami fraterni, un’esperienza umana e cristiana di incontro con il Vangelo incarnato e presente nella storia. È un pellegrinaggio. Non un “tour ciclistico”, come – e ci spiace – è stata definita nella Lettera in questione”.
“Ci spiace – scrivono ancora le Acli di Brescia a mons. Tremolada – se abbiamo arrecato “scandalo” o dolore per le modalità con le quali abbiamo celebrato l’Eucarestia. Per…Corri la Pace e – certamente in assoluto di più – l’Eucarestia sono nate per la comunione e l’amore fraterno e l’ultima cosa che avremmo voluto è provocare divisione e contrapposizione. Il messaggio che portiamo è un valore cristiano e politico che si inscrive nel ministero dell’annuncio della Pace“.
“Proviamo sconcerto e amarezza – proseguono i vertici dell’associazione – per la scelta e la modalità di rendere pubblica la Lettera di richiamo a don Fabio. Una comunicazione così personale e privata – nelle intenzioni del Vescovo paterna e amorevole – non avrebbe dovuto essere resa pubblica perché non è rispettoso della persona. Le parole hanno un peso. Tutte, non solo quelle sacre della liturgia. E le parole scritte in una lettera personale, se rese improvvidamente pubbliche, possono diventare mortificanti. Certamente, specie nelle regole perverse della comunicazione social, hanno una conseguenza”.
“Ci chiediamo – concludono le Acli di Brescia – quale beneficio ne ha la comunità cristiana, quale bene pedagogico si intende ottenere. Anche su questo, insieme, impariamo a chiedere scusa recuperando la comunione, nella consapevolezza che dal perdono reciproco possiamo tutti crescere e riconoscerci davvero Chiesa in cammino”.