
E’ scomparso, all’età di 95 anni, Domenico Rosati, presidente nazionale delle Acli dal 1976 al 1987.
Entrato nelle Acli negli anni ’50, Rosati ha attraversato con diversi ruoli di responsabilità quasi quarant’anni di vita dell’associazione, diventandone di fatto la memoria storica. Dalla sua penna nascono alcuni dei più significativi lavori sulla storia delle Acli.
Il suo è stato il più lungo mandato di un presidente nazionale, nato a seguito delle vicende della deplorazione papale (sotto la presidenza di Emilio Gabaglio) e dopo un breve periodo di presidenza “cuscinetto” (quella di Marino Carboni).
Rosati porta le Acli ad alti livelli di protagonismo sui temi della pace e del lavoro senza temere di esporsi in prima persona sulle questioni più spinose. La sua interlocuzione con le forze politiche e sociali è sempre lucida e franca, in ciò rispondendo pienamente alla volontà di rappresentare un movimento della società civile per la riforma della politica.
La marcia per la pace Palermo-Ginevra del maggio 1983, il periodo del dibattito sugli euromissili, rappresenta nella storia delle Acli un punto di svolta per la capacità di coniugare grandi temi di impegno e protagonismo popolare. Quarant’anni dopo, quell’evento è ancora annoverato tra i più significativi del movimento per la pace in Italia.
Rosati compie inoltre i primi passi di riavvicinamento alla Chiesa. Non riuscirà a riportare le Acli dal Papa e sarà costretto a gestire con energia la sortita di Gioventù Aclista del gennaio 1983. Ma il suo lavoro di paziente tessitura è sicuramente la trama su cui il successore, Giovanni Bianchi, potrà completare il riavvicinamento con l’udienza papale, concessa ai dirigenti e ai delegati aclisti convenuti a Roma per il congresso nazionale, il 7 dicembre del 1991.
Come hanno testimoniato alcuni suoi compagni di avventura del tempo, Domenico Rosati “è l’ultimo (ma forse l’unico ndr) presidente delle Acli che controlla tutto“. Infaticabile nel lavoro, attento all’organizzazione nel suo complesso, capace di vigilare senza sconti sull’opera dei suoi collaboratori, determinato a volere il meglio dall’associazione, la sua presidenza è per molti versi un unicum negli 80 anni di vita delle Acli.