Fu grazie all’attività delle Acli della Svizzera che il 7 giugno 1970 i cittadini elvetici bocciarono la proposta xenofoba del politico reazionario James Schwarzenbach, capo del partito di estrema destra Azione nazionale, che chiedeva di limitare al 10% la percentuale di stranieri.
La storia oggi ricorda il 50° di quell’avvenimento, che provocò un lacerante dibattito nella società svizzera e rischiò di minare per sempre i processi di integrazione della popolazione straniera, in particolare italiana, sul territorio elvetico.
Se l’iniziativa “contro l’inforestierimento” chiesta da Schwarzenbach fosse passata, si sarebbe dovuto procedere ad espulsioni di massa dei lavoratori senza passaporto e delle loro famiglie, per un totale di 300.000 stranieri, fino a raggiungere la proporzione indicata dalla proposta xenofoba.
Nel silenzio, se non nell’opposizione, dei sindacati nazionali, furono le Acli della Svizzera, in collaborazione con la Federazione delle colonie libere italiane, a prendere l’iniziativa.
Chiamate a raccolta le associazioni italiane, i partiti, i gruppi sindacali di lingua italiana, le Acli convocarono a Lucerna il “Primo convegno unitario delle associazioni degli emigrati italiani”, fondando così un vasto movimento di opposizione alla proposta Schwarzenbach.
La proposta xenofoba di Schwarzenbach fu respinta di misura (il 54% dei contrari) ma questo accadde solo grazie al grande sforzo delle Acli della Svizzera he sensibilizzarono la popolazione e la invitarono ad esprimere il proprio dissenso: eccezionalmente, la votazione segnò un record di affluenza alle urne con il 75% dei partecipanti al voto.
In Svizzera ci sono oggi oltre 300.000 italiani residenti, tutt’ora la comunità più numerosa con quasi il 15% della popolazione straniera, a cui vanno ad aggiungersi 225.000 cittadini naturalizzati con la doppia cittadinanza, per un totale di oltre mezzo milione di italiani o italo-svizzeri residenti su un totale di 8,5 milioni di cittadini.