Le Acli di Nuoro hanno presentato il report annuale del progetto “Una rete per la speranza” con l’analisi dell’Osservatorio della povertà.
Il progetto si propone di supportare concretamente la popolazione del territorio provinciale e dare, in particolare, risposte ai bisogni delle fasce deboli come quelle degli anziani, malati, disoccupati e stranieri.
L’attività dell’Osservatorio della povertà ha fatto emergere situazioni e complessità che caratterizzano la provincia di Nuoro nei due anni post pandemia.
Grazie ai dati raccolti nell’ambito delle attività associative e dai servizi di Caf e Patronato, è stato possibile delineare un quadro preoccupante dello sviluppo e della intensificazione di fragilità e mancato godimento di diritti fra le fasce più deboli della popolazione.
A pagare il prezzo più alto sono le fasce dei giovani, lavoratori a termine, famiglie con minori, donne e immigrati che sono vittime di una sorta di povertà che, come ha scritto la Caritas nel suo rapporto nazionale, può essere definita “ereditaria” o intergenerazionale.
La percezione della possibilità di accesso a istituzioni e servizi nel territorio, secondo l’Osservatorio delle povertà delle Acli di Nuoro, risulta frammentaria, poco organizzata e poco rispondente ai bisogni dell’utenza, soprattutto quella meno capace nell’uso delle tecnologie.
Le difficoltà non sono solo e necessariamente ascrivibili a fattori di carattere economico e reddituale. Il report rileva importanti carenze di natura relazionale spesso non sostenute da spazi di incontro sociale formali e informali.
I singoli interventi e le singole azioni, ivi comprese quelle previste dalla normativa e che si limitano alla mera erogazione di un sussidio economico, si rivelano assolutamente inefficaci. Sono necessarie, dicono le Acli di Nuoro, politiche di coordinamento dei vari interventi, una cabina di regia abbinata ad una presa in carico dell’individuo a 360 gradi.