Le Acli di Bologna lanciano l’allarme sull’aumento di poveri e disoccupati nel capoluogo emiliano e sulla ricaduta della crisi sulle spalle dei nonni.
L’analisi delle Acli parte dai dati raccolti dal proprio Caf con le dichiarazioni dei redditi.
Un dato su tutti descrive i contorni del disagio: ben il 23% delle famiglie, in aumento rispetto all’anno precedente, abita in un appartamento messo a disposizione gratuitamente da un familiare.
I dati del Caf Acli disegnano uno scenario in peggioramento: aumenta di poco la percentuale di chi ha perso il lavoro nel corso dell’anno e cresce del 6% anche la disoccupazione maschile, spesso riferita a uomini con famiglie a carico.
Sul valore dei redditi il 25% dei bolognesi utenti del servizio fiscale delle Acli indica meno di 15.000 euro, il 48% tra 15.000 e 28.000 mentre oltre 75.000 va solo il 2%.
In questo contesto i pensionati rappresentano l’ancora di salvezza: i nonni sono protagonisti attivi del welfare familiare malgrado siano i più bisognosi di cure ed attenzioni.
“Il fisco, la burocrazia, le leggi – spiega il presidente provinciale delle Acli di Bologna Filippo Diaco – non incentivano e non agevolano l’assunzione di badanti. Bologna è una città che invecchia progressivamente da anni, senza che sia migliorata la qualità della vita. Il welfare deve tenerne conto, non basta più quello che si è fatto sinora”.
“Pensare che possano essere i nonni a compensare gli effetti della crisi – conclude il presidente delle Acli di Bologna – significa mettere sulle loro spalle un peso insopportabile. Famiglie che non erano fragili oggi sono invece vulnerabili: basta che il padre o la madre perdano il lavoro per finire subito a rischio povertà“.