Iniziativa congiunta delle Acli nazionali del Belgio e quelle provinciali di Gorizia per ricordare la tragedia della miniera di Marcinelle dell’8 agosto 1956 in cui morirono 262 persone, tra cui 136 immigrati italiani.
Giovedì 8 agosto alle ore 10, nella sala “Dora Bassi” di Gorizia, Loredana Franco presenterà la ricerca storica “Morire di miniera” su dieci anni di migrazione isontina.
“Racconteremo – spiegano gli organizzatori – il vissuto di questa terra fatta di storie nostalgicamente ricordate dai sopravvissuti”.
“Sarà un modo – proseguono le Acli di Gorizia e quelle del Belgio – per rendere omaggio a quegli uomini e a quelle donne “dagli occhi di pietra” ed a quei bambini che hanno saputo rispondere alla miseria ed alle tragedie con la dignità del proprio lavoro”.
Il disastro di Marcinelle segna un punto centrale nella storia dell’emigrazione italiana in Belgio degli anni ’50.
L’accordo italo-belga “forza lavoro per carbone” firmato nel 1946 prevedeva l’invio di 50.000 lavoratori nelle miniere in cambio di carbone per l’Italia e nei primi anni anni ’50 il tetto previsto era stato raggiunto.
Alle ore 8,11 dell’8 agosto 1956 un incendio divampato nella miniera per un errore di manovra degli ascensori uccise per intossicazione da fumo i 262 lavoratori.
Marcinelle, giustamente ricordata come grande tragedia, non è però che la terza per numero di morti italiani all’estero.
Il 6 dicembre 1907 nella miniera di Monongah, nella Virginia Occidentale, morirono almeno 171 vittime italiane (non fu mai possibile un conteggio preciso dei morti), immigrati molisani, calabresi e abruzzesi.
Il 22 ottobre 1913, invece, nella miniera di Dawson, nel Nuovo Messico, gli italiani uccisi furono 146.
Il sito Bois du Cazier di Marcinelle è oggi patrimonio Unesco.